Harry Burlegh: brani essenziali

Il cantante e compositore Henry Burleigh, conosciuto come “Harry”, fu una figura chiave nella musica americana tra il XIX e il XX secolo. È ricordato soprattutto per aver ispirato Antonín Dvořák durante il periodo in cui il celebre compositore ceco dirigeva il National Conservatory of Music di New York. Per mantenersi agli studi, Burleigh lavorava come custode e fu proprio mentre svolgeva questo lavoro che Dvořák lo sentì cantare spiritual nei corridoi. Affascinato dalla forza di quei canti, il compositore lo invitò nel suo ufficio per ascoltarne altri, un incontro che si rivelò decisivo. Burleigh dimostrò a Dvořák che gli spiritual potevano costituire un elemento fondamentale per la nascita di un autentico stile musicale nazionale americano. Per Burleigh, quello fu solo l’inizio. Mentre Dvořák, ispirato dagli spiritual cantati da Burleigh, dava vita alla Sinfonia ‘Dal Nuovo Mondo’ e al ‘Quartetto Americano’, Burleigh iniziava a raccogliere e trascrivere di questi canti, curandone arrangiamenti e pubblicazioni. Grazie a lui, spiritual come ‘Deep River’ si diffusero ben oltre i confini americani, raggiungendo un pubblico internazionale con la sua raccolta del 1916, Jubilee Songs of the USA. La sua carriera continuava a evolversi e lo portò a lavorare nella revisione e pubblicazione musicale presso la prestigiosa casa editrice G. Ricordi. Nel 1914, contribuì alla fondazione dell’American Society of Composers, Authors, and Publishers (ASCAP). Ma il suo impatto non si limitò al lavoro editoriale. Come cantante e mentore, formò una nuova generazione di grandi voci nere, tra cui Marian Anderson e Paul Robeson, lasciando un’eredità destinata a risuonare per decenni. Burleigh fu determinante nel portare alla ribalta alcuni degli spiritual più celebri di oggi, trasformandoli in classici senza tempo. Brani come ‘Steal Away’, ‘Sometimes I Feel Like a Motherless Child’ e ‘My Lord, what a Mornin’’, interpretato nella nostra playlist dalla straordinaria Jessye Norman, così come ‘Go Down Moses’, che puoi ascoltare nella versione cantata dallo stesso Burleigh, devono molto al suo lavoro di diffusione e arrangiamento. Oltre a preservare questo patrimonio musicale, si affermò anche come compositore, creando opere originali che lasciarono il segno. Tra queste, spiccano ‘The Grey Wolf’ e la sua intensa interpretazione ‘Ethiopia Saluting the Colors’ (1915), ispirata a un testo di Walt Whitman.