Adagiata su un sublime tappeto orchestrale, è la voce di Adjoa Andoh ad aprire la toccante riflessione sulla ciclicità della vita che Julie Cooper condivide in Continuum. Composto in un contesto di chiusure generalizzate e isolamento, l’album traduce in incisioni intime e arrangiamenti evocativi la perdita di libertà, la nostalgia e la stasi sperimentate da gran parte del mondo in pandemia. È una colonna sonora della solitudine e del silenzio, che si avvale di figure come Grace Davidson e Nicholas McCarthy per catturare l’essenza delle emozioni generate da una percezione di vuoto.