Handel: Coronation Anthems

Protagonista di iniziative tese a rafforzare l’identità britannica in un periodo cruciale nella storia della nazione, Handel era un tedesco che dedicò gran parte dei propri anni migliori alla scrittura dell’opera italiana. Il respiro globale inevitabilmente trasmesso alla sua musica è un aspetto che Hervé Niquet ha a lungo esplorato, prima come cantante e poi come fondatore e direttore de Le Concert Spirituel. Chiunque abbia una certa familiarità con i quattro Inni di incoronazione deve prepararsi alle provocazioni e alle emozioni forti suscitate da avvincenti interpretazioni, che aggiungono tocchi dello splendore di Versailles alle partiture scritte per Giorgio II, sovrano inglese nato in Germania e non incline alla stravaganza. Caratterizzata qui da impressionanti sfumature dinamiche, l’introduzione orchestrale di Zadok the Priest sfocia naturalmente nel regale ingresso del coro, che prepara a sua volta la strada per un’appassionata esecuzione di ‘God save the king’ e per i possenti alleluia a seguire. Negando con decisione di avere un “approccio” particolare a Zadok e agli altri brani, Niquet afferma di rispettare semplicemente la natura di un’incoronazione. “Si dice che quando il sacerdote Zadok e il profeta Natan lo ungono, Salomone è re. Non si tratta di lanciare petardi musicali! Riguarda la violenza e la repentinità del cambiamento di un semplice uomo che all’improvviso diventa il rappresentante di Dio sulla terra. Handel lo descrive in maniera incredibile, introducendo 10 trombe e un imponente coro. Il loro obiettivo è fare tremare il mondo e mettere le altre nazioni al corrente del fatto ora abbiamo un re e che è meglio per il vostro bene tenere a bada le cattive intenzioni nei nostri confronti. È quello che si chiama un deterrente!” Le Concert Spirituel esalta la ricchezza della scrittura orchestrale di Handel in praticamente ogni battuta degli Inni di incoronazione e nell’altrettanto vitale Te Deum, composto per il servizio di ringraziamento tenuto per celebrare la vittoria di Giorgio II sulla Francia nella battaglia di Dettingen del 1743. Con un organico quasi esclusivamente francese, il coro e l’orchestra catturano l’orgoglio e la passione immesse dall’autore nella musica immaginata per le due occasioni reali. “Considerati gli scarsi parametri dati al compositore in entrambe le circostanze, ci si potrebbe aspettare un lavoro ben fatto, efficace ma forse eccessivamente decorato e senza troppa profondità”, dice Niquet. “In realtà, Handel comprese che l’intera nazione era entusiasta per questi due eventi: un’incoronazione e una vittoria. Con una scrittura brillante, diede maggiore intensità ai sentimenti dei britannici in entrambi i momenti. Conoscendo il contesto storico ma non avendo consapevolezza dell’impatto viscerale dell’incoronazione di un re sulla popolazione britannica, tutti i membri de Le Concert Spirituel avevano l’impressione di avere tra le mani un vulcano che rischiava di soverchiarli. L’armonia e il rigore ci hanno permesso di gestire questi torrenti di fuoco e lava”.