Flauto dolce
Informazioni sul flauto dolce
Nonostante sia l’antenato di tutti i fiati che oggi conosciamo, il flauto dolce è talvolta ed erroneamente considerato un esercizio per l’infanzia, propedeutico al passaggio ad apparecchi più complessi. Generalmente di legno massiccio e dotato di otto fori per le dita, è stato in realtà un punto di riferimento fin dall’epoca rinascimentale e da quella barocca, quando godeva dell’apprezzamento di compositori quali Vivaldi e Telemann ed era molto diffuso in qualsiasi tipo di esibizione, da solista o come parte del “concerto grosso”, in contesti laici e religiosi. In tempi più recenti, i nomi del panorama contemporaneo hanno ideato approcci innovativi per superarne i limiti fisici. Sono emerse nuove tecniche per la produzione del suono e molti ensemble si sono appoggiati all’elettronica per cimentarsi in lavori moderni, senza tuttavia trascurare le opere del XVII secolo, con l’accompagnamento del clavicembalo. Passato di moda durante i periodi classico e romantico, il suo ritorno in voga è in gran parte merito del musicista e artigiano francese Arnold Dolmetsch, il cui interesse per la strumentazione storica ha innescato una rigogliosa scena revivalista a Londra e dintorni. Così, formazioni di vario genere continuano a esplorarne le potenzialità, facendo leva su una varietà di modelli antichi o attuali.
