Concerto per violino in sol minore

RV315, Op. 8/2 · “Le Quattro Stagioni: L'estate”

“Sotto dura stagion dal sole accesa / Langue l’huom [...]”, recitano i versi che accompagnano “L’estate”, uno dei concerti de Le quattro stagioni di Vivaldi. Il biancore del paesaggio evocato dai violini nei registri alti si mescola nella seconda sezione a canti d’uccelli. Sebbene il sonetto menzioni una tortorella e un fringuello, si sente solo riecheggiare il pigro richiamo di un cuculo. Una tremante raffica di vento espressa dal solista diventa una turbolenza che per un attimo sembra scomparire, ma poi ritorna a piena potenza e conduce il movimento all’entusiasmante conclusione. Nell’‘Adagio’ centrale, un pastore teme l’arrivo del temporale e la sua paura assume la forma di una melodia colma di ansia, che sovrappone una dissonanza sull’altra, su cui gli archi svolazzano ronzando, proprio come le zanzare e le mosche di cui racconta il testo poetico. Tutto viene spazzato via dalla tempesta che finalmente si manifesta nel ‘Presto’: “Tuona e fulmina il cielo grandinoso / Tronca il capo alle spiche e a’ grani alteri”. Anche senza questo commento, la narrazione è comunque estremamente chiara, grazie ai saliscendi di semicrome e alle note che cadono con la rapidità dei fulmini, squarciando l’aria. I virtuosismi hanno la portata di scariche elettriche e l’orchestra si muove in una danza sfrenata e vorticosa a cui è impossibile sfuggire.

Opere simili

Seleziona un paese o una regione

Africa, Medio Oriente e India

Asia Pacifico

Europa

America Latina e Caraibi

Stati Uniti e Canada