- SCELTA DELLA REDAZIONE
- 2017 · 3 tracce · 25 min
Concerto per violino in mi minore
Op. 64
Quando venne presentato a Lipsia nel 1845, il Concerto per violino n. 2, Op. 64 di Mendelssohn fu celebrato come naturale successore di quello di Beethoven, diventando col tempo una prova del fuoco per ogni aspirante solista. Se nell’occasione la parte principale toccò a Ferdinand David, primo violino dell’orchestra del Gewandhaus, il lavoro deve la fama di cui gode tutt’oggi a Joseph Joachim (futuro amico e collega di Schumann e Brahms) che, allora 14enne, ne offrì in seguito interpretazioni memorabili. Rispettando la regola secondo cui dietro una creazione all’apparenza fluida si cela un grande sforzo, il componimento vide la luce dopo sette anni di elaborazione. Il carattere innovativo è evidente fin dall’apertura, con una linea solista acuta e angosciosa che si libra sopra un accompagnamento tempestoso, per poi approdare nella relativa tranquillità del secondo tema, introdotto dai clarinetti. Piuttosto che preannunciarne la coda, la cadenza corona lo sviluppo dell’‘Allegro’. Mutuando l’intuizione di Weber nel Konzertstück in Fa minore, Op. 79 (1821), i tre movimenti sono collegati da passaggi di transizione, mentre l’‘Andante’ è una canzone senza testo, dove le imperturbabili sezioni esterne racchiudono un momento emotivamente ambiguo in tonalità minore. Le fanfare delle trombe proiettano verso un finale lieve, in cui le acrobazie solistiche scavalcano l’ensemble, risolvendosi in ripetizioni del tema del rondò lungo percorsi armonici suggestivi.