12 Études

Op.  10

Composti con ogni probabilità tra il 1829 e il 1832 per essere pubblicati l’anno successivo, gli Études, Op. 10 per pianoforte rappresentano una vera svolta di maturità per Chopin. La diffusione dello strumento fra le mura di casa all’inizio del XIX secolo favorisce una fioritura di libri di istruzione, non tutti di grande interesse. Poco più che ventenne, il compositore supera modelli di partenza del calibro di Clementi, Cramer e soprattutto Moscheles. Gli esiti sonori finiscono al primo posto, mettendo in secondo piano la premura tecnica per trasformare un genere pedagogico in vera musica da concerto, adatta alla pratica quanto all’esecuzione pubblica. Se nella maggior parte degli episodi è la mano destra a cimentarsi nelle questioni tecniche, lasciando alla sinistra il ruolo di supporto melodico e armonico, il finale N. 12 in Do minore o ‘La caduta di Varsavia’ rovescia i compiti, e merita da Liszt l’appellativo di ‘Rivoluzionario’. Come per altri precedenti dell’epoca, forti sono i richiami alle opere di Bach, con il primo studio che ricorda una revisione estesa del ‘Preludio’ da Il clavicembalo ben temperato. Caratterizzati da tempi vivaci quando non concentrano le attenzioni sull’espressività lirica (terzo e sesto), i lavori di Chopin sono tesori di risorse e punti fermi del repertorio concertistico, ancora oggi utilizzati a scopo didattico.

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