"Figli, di voi non meno che del regno son padre"
"E puoi senza arrossirti fissar, Medarse?. Parti; non l’irritar; lasciami seco. Bell’Emira adorata. A consolar, Laodice, un cor"
"Siroe, non parli?. Di te, germana, in traccia sollecito ne vengo"
"Dall’insidie d’Emira si tolga il genitor. Che da un superbo figlio prenda leggi il mio cor. Un foglio! Dunque perché non scopri l’insidiator?"
"Olà, s’osservi il prence. Avresti mai creduto in Siroe un traditor? Senza mistero o Prence così non parla Idaspe. Gran cose io tento"
"Tutto si soffra in pace. Che fai, superbo?"
"Pensoso è il re. Signore — (Oh Dei!)"
"Tu decidi del mio fato. Più dubitar non posso, è Siroe l’infedel"
"Mi basta di morir noto a me stesso"
"Veglia all’ingresso. Eccomi a’ cenni tuoi"
"Che risolver degg’io?"
"No no; voglio che mora. Mio re, che fai?"
"Rendi, o signore. Arasse! Oh cieli!"
"Che fai, d’un re tiranno più barbaro ministro?"