Il contributo dato al repertorio per quartetto d’archi ha fatto di Dvořák la splendida ossessione dell’Albion Quartet, che qui torna a occuparsene con un’interpretazione di grande intensità. Il folklore boemo e il frizzante gioco di richiami tra gli strumenti emergono con chiarezza in un’esecuzione che cattura lo spirito vivace e dinamico delle partiture. Se il lato più emozionale trova il proprio spazio, a essere valorizzate sono in particolare le suggestioni popolari delle danze slave, che restituiscono la peculiare risalita dalla malinconia della dumka nel secondo movimento delle due opere.