J. S. Bach: Weihnachts-Magnificat - G. F. Handel: Utrecht Te Deum

Le battute di apertura del Magnificat di Bach sono senza dubbio tra le più gioiose del compositore: il loro metro triplo si combina maestosamente con una ricca orchestrazione di abbondanti legni, archi, batteria e un superbo paio di trombe che aggiunge una gloriosa lucentezza alla trama. L’opera esiste in due forme e, sebbene la versione in re maggiore sia quella più comunemente eseguita e registrata oggi, questa versione natalizia con quattro intermezzi stagionali è la concezione originale di Bach. La chiave di mi bemolle permette a quel semitono in più di valorizzare la vivacità delle trombe con una brillantezza ancora più cerimoniale, in un primo, leggerissimo movimento tra i migliori mai registrati. Per tutto il resto del Magnificat, il direttore d’orchestra Justin Doyle dirige forze corali e orchestrali straordinariamente reattive che definiscono nettamente l’intricato contrappunto di Bach senza mai sacrificare l’espressione dinamica e drammatica. “Omnes generations” e “Fecit potentiam” sono entrambi notevoli nel loro lavoro d’insieme ben oliato e nella loro chiarezza. Le voci soliste sono tutte eccellenti. Lontano dal Natale, ma ugualmente celebrativo, è il Te Deum di Händel, commissionato per una messa di ringraziamento nella Cattedrale di San Paolo. I trattati di Utrecht del 1713 avevano portato la pace in Europa dopo le guerre di successione spagnola, e con esse, condizioni favorevoli per la Gran Bretagna. Questi 10 movimenti di Händel sono stati la sua prima opera liturgica in lingua inglese, ed è magnificamente eseguita qui e il movimento centrale “La gloriosa compagnia degli apostoli” è una celebrazione di brillantezza orchestrale, corale e vocale di altissimo livello.