Suite per orchestra n° 3 in re maggiore

BWV1068

In un cerimoniale di trombe, timpani e oboi, BWV 1068 e BWV 1069 spiccano per entusiasmo tra le quattro suite di Bach, nonostante pare che fiati e ottoni della prima siano stati aggiunti a posteriori, parte di un corpus che risale circa al 1730. Si pensa a un originale per soli archi ma, nonostante una versione così spoglia suoni convincente, i ripensamenti di Bach regalano una festosa puntuazione e autentici brividi. Se una propositiva ‘Ouverture’ toglie il respiro con i passaggi da concerto per violino solista, l’arcinota ‘Aria’ è un vero rifugio di pace. Non è solo merito della melodia di violino, ma anche della sinergia che nella seconda metà nasce con altri archetti e viole inferiori, regalando un equilibrio davvero riposante. Le danze possono iniziare: Bach chiude la BWV 1068 con un paio di battagliere ‘Gavotte’, un’efficace ‘Bourrée’ e una briosa ‘Gigue’. Le Suite per Orchestra di JS Bach A differenza dei sei Concerti brandeburghesi, le suite che Bach chiama Ouvertüren non nascono come serie. Se hanno raggiunto tale forma a Lipsia, dove avrebbero allietato gli incontri studenteschi del Collegium Musicum, impiegano più di due decenni per essere sviluppate, con la chiusura della BWV1067 risalente a poco prima del 1740. Il modello è quello francese di Lully: un’ouverture sfarzosa e dal nucleo veloce precede una sequenza di movimenti di danza. Bach modella le fondamenta al suo gusto, e nessuna suite risulta uguale all’altra.

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