- SCELTA DELLA REDAZIONE
- 2020 · 4 tracce · 48 min
Concerto per pianoforte nº 2 in si bemolle maggiore
Op. 83
A due decenni dalla conclusione del Concerto per pianoforte n. 1, nel 1878 Brahms inizia a lavorare al secondo. Dopo una pausa per il Concerto per violino, torna sui tasti e completa il Concerto per pianoforte n. 2 nell’estate del 1881. Le allusioni sinfoniche sono chiare a partire dalla grandeur che aleggia sui quattro movimenti, con uno ‘Scherzo’ in seconda posizione, ma questa è per molti versi musica da camera riadattata su cui lavora grazie all’esperienza maturata tra quartetti, il Quintetto per pianoforte e il Trio per corno. Il linguaggio è romantico, personale e riflessivo, con una scrittura ancora più impegnativa rispetto al primo concerto che offre una sintesi del rapporto in divenire di Brahms con lo strumento, da esercizio di gioventù per il pubblico a intimo mezzo di contemplazione privata. Il primo movimento parte con un dialogo poetico tra corno e piano e svela una rete di idee interconnesse. Lo ‘Scherzo’ in re minore è pura bravura, mentre una sezione del trio in chiave maggiore, che ricorda Handel, tradisce il suo amore per il Barocco. Uno splendido episodio da camera, fregiato dal violoncello solista, offre al piano che presenta il tema un ruolo da guarnizione anziché primario, che comprende una citazione della sua canzone ‘Todessehnen’ (Desiderio di morte), scritta tre anni prima. Il finale è un rondò intricato e danzante, con un tocco leggero che ben contrasta con la monumentalità dei primi due movimenti.