Sinfonia nº 4 in si bemolle maggiore

Op.  60

Non molto tempo dopo aver terminato la celebre Eroica (n. 3), Beethoven iniziò ad abbozzare quella che sarebbe diventata la Quinta, per poi metterla momentaneamente da parte e dedicarsi nel 1806 alla composizione di un’altra sinfonia. Pensata per un’orchestra di dimensioni contenute rispetto a quelle che il maestro era solito usare per la forma in questione, la Quarta presenta proporzioni più classiche e uno spirito più solare, che gode di innumerevoli esempi di un senso dell’umorismo generalmente e ampiamente sottovalutato. Prestando maggiore attenzione, emerge però chiaramente come una sottile audacia ne permei ogni momento. Sebbene la scelta della chiave ricada su una radiosa tonalità maggiore, la partitura inizia con una lunga e lenta introduzione interlocutoria che ha quasi in sé la dignità del movimento, mentre l’esplosione di luce che annuncia il passaggio in ‘Allegro’ è uno dei frangenti più drammatici di tutta l’analoga produzione del genio di Bonn. Meravigliosa e profonda, la sezione ‘Adagio’ procede in un’alternanza di lampi e ombre al confine col Romanticismo. A un brioso scherzo volteggiante si accoda una furiosa conclusione, che si chiude con un istante di tenerezza seguito dallo scoppio di una risata selvaggia, forse non epica, ma certamente memorabile.

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