- SCELTA DELLA REDAZIONE
- 2020 · 3 tracce · 49 min
Concerto per pianoforte nº 1 in re minore
Op. 15
Convinto che Brahms fosse il naturale successore di Beethoven, Robert Schumann – morto tre anni dopo il loro primo incontro del 1853 e già protagonista di un tentativo di suicidio per annegamento nel Reno, che ne aveva motivato il ricovero in una casa di cura – ha una parte fondamentale nella genesi del Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra del maestro di Amburgo. Profondamente scosso dalla situazione dell’amico, quest’ultimo aveva nel frattempo iniziato a lavorare a una sonata per due pianoforti che si trasformò rapidamente in una sinfonia e poi, fondendo le due forme, in un concerto per lo strumento. Solo il movimento d’apertura originale rimase nella versione finale, una colossale composizione di 23 minuti in Re minore caratterizzata da un’intensità angosciosa e da un’emotività accentuata che rispecchiano la tormentata condizione mentale dell’autore. A questo aggiunse un toccante ‘Adagio’, che più tardi confessò essere stato concepito come un ritratto musicale della vedova di Schumann, Clara (alla quale si era molto avvicinato), e un vigoroso ‘Allegro non troppo’ conclusivo, il cui tema principale è un omaggio all’altrettanto struggente Concerto in Re minore, K. 466 di Mozart. A dispetto della tiepida accoglienza ricevuta alla presentazione del 1859, l’opera è oggi considerata all’unanimità un classico del genere.