Sonata per pianoforte nº 14 in do diesis minore

Op. 27/2 · “Chiaro di luna”

Così rinominata nel 1832 dal critico tedesco Ludwig Rellstab, che in essa vedeva un’evocazione della luce argentea del satellite sul lago dei Quattro Cantoni, la Sonata al chiaro di luna è la seconda di una coppia di partiture con elementi della fantasia composte da Beethoven nel 1801, quasi in concomitanza con la Sinfonia n. 2. Il fatto che la fama del primo movimento superasse già al tempo quella di tutti gli altri suoi lavori era fonte di grande irritazione per l’autore, che lo scrisse attingendo a un mondo espressivo profondamente personale nell’inusuale tonalità di Do diesis minore, utilizzata nuovamente soltanto nel Quartetto per archi n. 14, op. 131. In apertura, la musica si dispiega come una libera improvvisazione che nasconde una logica controllata, con una linea melodica reiterata simile a una crepuscolare marcia funebre, mentre il malinconico intermezzo centrale fu notoriamente accostato da Liszt all’immagine del fiore tra due abissi. Il ‘Presto agitato’ rimarrà invece l’esito più tempestoso nella produzione del maestro fino all’ultima sezione della Sonata “Appassionata” del 1805. Qui, arpeggi lanciati e sfoghi furiosi mettono a dura prova i limiti degli strumenti contemporanei e reinterpretano in maniera drammatica il motivo iniziale, ora presentato in forma di vorticose punteggiature percussive.

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