Sonata per pianoforte nº 17 in re minore

Op. 31/2 · “La tempesta”

Traboccante di innovazioni formali e personali elementi espressivi, la Sonata per pianoforte n. 17 in Re minore, op. 31 si colloca sul terreno qualitativo dei grandi lavori in tonalità minore della maturità di Beethoven, che nel tormentato anno del completamento dell’opera (1802) prendeva coscienza della perdita dell’udito. Rispondendo a una domanda del suo (notoriamente inaffidabile) biografo Anton Schindler rispetto alla chiave per interpretarla, l’autore rispose di leggere La Tempesta di Shakespeare, tragedia della quale forse non conosceva molto oltre il titolo tedesco, Der Sturm: è però innegabile che il soprannome sia appropriato per evocare la natura turbolenta e potente della musica. La rottura con le convenzioni è evidente fin dall’inizio, dove l’esitante arpeggio del ‘Largo’ si alterna con sprazzi di ‘Allegro’, per poi riportare successivamente il primo in momenti importanti del movimento. L’‘Adagio’ centrale in Si bemolle maggiore illustra dal canto suo la tipica capacità di ottenere un effetto d’impatto con mezzi apparentemente semplici. Dopo un’apertura di assorta eleganza, una melodia sonante viene controbilanciata da rulli semi-percussivi che sorreggono la trama per gran parte della sezione. Come nella Sonata per pianoforte in La minore, K. 310 di Mozart, l’‘Allegretto’ finale combina grazia e pathos con un senso d’agitazione, per poi chiudere nel segno della quiete con una sorta di risacca che persiste ben oltre l’ultima nota.

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